Thangka

L'ARTE DELLE THANGKA

Creare una Thangka è una forma di arte tradizionale.
Una Thangka è una raffigurazione di soggetti buddisti ed è usata principalmente come strumento e guida per una pratica meditativa e contemplativa.
La parola “Thangka” indica qualcosa “che può essere arrotolabile”. Dal tibetano “Thang” e “ka” significa anche “messaggio ricevuto”.
Esistono varie forme di Thangka, con soggetti differenti le cui varie forme dipendono dalla regione geografica e dal lignaggio di provenienza. Possono essere dipinte o ricamate e tradizionalmente vengono rifinite con una cornice in broccato. Si possono trovare all’interno dei monasteri così come nelle abitazioni private.
Attraverso il soggetto raffigurato si trasmette un insegnamento, un’energia e una qualità: una Thangka contiene infatti molti elementi di carattere simbolico.
Il simbolo è veicolo di un significato: comunica ciò che esprime in modo diretto e intuitivo e aiuta a comprendere ciò che rappresenta, nella relazione con l‘osservatore, a più livelli.

LA TECNICA

La realizzazione di una Thangka è un processo lungo e complesso che prevede diverse fasi.
Si parte dalla preparazione della tela su cui dipingere. Per far questo utilizzo il procedimento tradizionale: il tessuto viene tirato su un telaio e trattato con specifici materiali, come gesso e colla, al fine di ricavare un supporto adeguato alla pittura, abbastanza liscio ed elastico.
Il soggetto, sia un Mandala, un Buddha o una divinità, non è rappresentato casualmente. Il disegno deve rispettare alcune specifiche proporzioni indicate attraverso una griglia di riferimento e deve attenersi ad una specifica iconografia che prevede una conoscenza della simbologia.
Anche alcuni colori sono prestabiliti.
Tuttavia molti elementi, all’interno di una Thangka, rientrano in una scelta libera dell’artista.
Si procede attraverso una particolare sequenza nello sviluppo del dipinto e si applicano differenti tecniche pittoriche sia per la stesura del colore sia per le sfumature e le rifiniture.
Nei miei lavori uso diversi materiali, prevalentemente minerali e pigmenti naturali, talvolta il gouache, mentre alcune rifiniture sono in oro vero.

LA MIA ATTITUDINE

Il processo nella sua complessità richiede pazienza, attenzione, concentrazione e presenza mentale: è dunque per me un modo per allenare queste qualità e anche molto altro. Dipingere queste immagini significa orientarsi ad una comprensione più profonda. Esse rappresentano una natura illuminata sempre presente e alla quale potersi connettere.
L’uso di proporzioni di riferimento potrebbe far pensare che a partire dalla stessa griglia si crei sempre lo stesso disegno. Ho personalmente sperimentato che non è così. Le proporzioni sono un’indicazione e una guida dentro le quali muoversi. Il disegno non prescinde da me che lo eseguo, quindi prende forma e si trasforma anche in relazione al mio sentire e allo stato interiore del momento in cui creo.
La realizzazione prevede diverse fasi e il lavoro cambia continuamente. Questo cambiamento, che dipende anche dal tipo di tecnica utilizzata, è per me sempre fonte di stupore e meraviglia. È un dialogo aperto, fino alla fine, con l’opera.
Attraverso la specifica sequenza di esecuzione l’attenzione dell’artista aumenta. Lavorando in modo graduale, da ciò che è più grossolano verso ciò che è più fine, la concentrazione si stabilizza e si approfondisce per permettere di arrivare al bellissimo e ultimo passaggio: lavorare al volto della divinità che si definisce “aprire gli occhi della divinità”.
Solo da quel momento c’è uno sguardo ed è incredibile come dipingere gli occhi trasformi e dia vita a tutta l’opera.
Per me lavorare con i minerali e con i pigmenti richiede un’elevata concentrazione. La loro preparazione necessita di tempo. Questo tipo di colore è sicuramente più complesso da utilizzare, tuttavia, dal mio punto di vista, nella resa ha una maggiore brillantezza, profondità e naturalezza.
Inoltre alcuni minerali, dai quali si ricavano i colori, venivano usati anche per scopi curativi e nell’utilizzarli questo aspetto è per me di grande ispirazione.
Si tratta davvero di avere a che fare con un materiale vivo al quale è necessario adattarsi di volta in volta con flessibilità e questa, per me, ne è la bellezza.

SI NARRA CHE...

..l’immagine dipinta del Buddha ebbe origine nell’India centrale.
Al tempo del Buddha si era soliti, tra re, scambiarsi doni come gemme e oggetti preziosi.
Un giorno il re Bimbisara decise di ricambiare il re Utanaya porgendogli in dono qualcosa di unico: un’ immagine del Buddha dipinta su stoffa.
Ricevuto il consenso da parte del Buddha il re incaricò del lavoro alcuni artisti.
Quando raggiunsero e videro il Buddha, essi furono così pieni di meraviglia che non furono più in grado di ritrarlo; il Buddha, allora, condusse uno degli artisti sulle rive di un limpido lago e gli disse di riprodurre la sua somiglianza dal riflesso nell’acqua. L’artista così fece, circondando il ritratto con le immagini dei dodici legami del sorgere dipendente e con alcune parole e consigli religiosi, come raccomandato dal Buddha.
Quando il re Utanaya vide il dono fu pieno di gratitudine e da quel giorno, attraverso la preghiera e la meditazione egli raggiunse il sentiero della corretta visione.1

1: Tratto da: M.Kaspner e T. Wynniatte-Husey, Thangka Painting.

UNA THANGKA SU COMMISSIONE

È possibile richiedere una Thangka su commissione avente un particolare soggetto di vostra scelta oppure valutare insieme quale sia l’immagine più adatta all’ambiente o allo scopo desiderato. Per ogni dettaglio e informazione in merito alla lavorazione sono a disposizione ai CONTATTI indicati.

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