Manjushri – work in progress
Dopo aver terminato la Thangka di Vajrayoghini ho deciso di dedicarmi al disegno, prendendo un tempo di studio e approfondimento.
Non sapevo bene quale sarebbe stato il soggetto del successivo lavoro.
Ho disegnato diverse divinità e mi sentivo intenzionata a dipingere il Buddha della Medicina, tuttavia non così tanto decisa da iniziare.
Così ho preso altro tempo e ho disegnato Manjushri.
Mentre realizzavo il suo disegno la sensazione è stata così bella e piena che mi è stato chiaro: “dipingo la Thangka di Manjushri”.
Manjushri è un Bodhisattva maschile. Seduto con le gambe incrociate impugna nella sua mano destra una spada. La spada, in molti ambiti, si dice tagli il velo dell’ignoranza.
L’ignoranza, in sanscrito, viene indicata con il termine “avidya”. Il termine “vidya” indica la conoscenza. Entrambi contengono la radice “vid” = “vedere”. La “a” sta per assenza, dunque mancanza di conoscenza.
Nel buddismo l’ignoranza, insieme all’attaccamento e all’avversione, è uno dei tre veleni, dunque un ostacolo alla pura visione della realtà dei fenomeni intesa come un’esperienza di profonda comprensione.
In presenza di avidya è necessario sviluppare saggezza indicata con il termine “prajna”.
Manjushri, nella sua mano sinistra sorregge un fiore azzurro di uptala, al cui interno c’è il Sutra della Perfezione della Saggezza, il Sutra delle Prajnaparamita.
Egli rappresenta la saggezza di tutti i Buddha.
Non so bene quanto tempo mi prenderà questo lavoro e non so che significati porterà con sé l’esperienza, ogni volta è qualcosa di nuovo.
Ciò che invece osservo con chiarezza è che riesco a lasciarmi andare al dipingere in modo sempre più fluido.
Spero sia di beneficio!